DI FRONTE si pone la più grande sfida mai lanciata alla povertà dall'uomo: sfida che i cinesi stanno vincendo, almeno per ora. L'ex Premier cinese Wen Jiabao, in un discorso pronunciato negli Stati Uniti, riassume efficacemente i successi cinesi:
"Dal 1978 al 2009 il Pil cinese è
cresciuto ad un tasso annuo del 9,9 percento; il Pil pro-capite è
aumentato di 12 volte[...]durante questo periodo il commercio estero
della Cina è cresciuto da 20,6 miliardi a 2,2 triliardi di
dollari[...]siamo il primo produttore mondiale di cereali, carne,
cotone, acciaio, carbone, cemento e componenti per televisioni[...]La
popolazione povera delle aree rurali è stata ridotta di 214 milioni e
l'indice di povertà è sceso dal 30,7% al 3,8%[...]La Cina ha intrapreso
nell'arco di pochi decenni un cammino storico che alcuni Paesi
industrializzati hanno compiuto in due o tre secoli".
Da 120 a 180 milioni di persone con un
reddito medio annuo superiore a 10.000 dollari US: questi sono i numeri
della classe media cinese. Scrive il National Geographic: "Le famiglie
della classe media posseggono un appartamento ed una macchina, iniziano a
mangiar fuori e a fare vacanze, e aver familiarità con brand e idee
stranieri". Il Paese conta tra i 400 e i 500 miliardari (in dollari US),
il più alto numero al mondo, triplo rispetto agli Stati Uniti: erano 24
nel 2000.
I consumatori cinesi presentano dunque
per l'Italia un mercato potenziale enorme: le export italiane possono
infatti intercettare sia la fascia dei "superricchi" (tipicamente il
settore del lusso) sia i bisogni della classe media: dai sanitari alle
bici, dall'agroalimentare alla chimica.
Una seconda opportunità per le imprese
italiane - beninteso, di grandi dimensioni - viene offerta dal mercato
finanziario cinese: raccogliere liquidità. La Cina è una piazza
finanziaria importante: le borse valori di Hong Kong e Shanghai sono, in
termini di capitalizzazione di mercato, entrambi tra le prime dieci al
mondo. Il settore italiano del lusso ha fiutato l'opportunità e nel 2011
vi è stata la quotazione di Prada, la prima azienda italiana a decidere
di quotarsi solo sul mercato asiatico, con risultati peraltro
straordinari: la società aveva anticipato che in caso di quotazione a
Piazza Affari il valore della società sarebbe stato intorno ai 5,6
miliardi di euro, mentre sulla piazza di Hong Kong il valore saliva a
circa 7,5 miliardi di euro.
La Cina infine offre all'intero
sistema-Paese almeno due altre occasioni da sfruttare: il crescente
interesse economico di Pechino per l'Europa (l'UE è oggi il primo
partner commerciale di Pechino) ed il conseguente incremento di
investimenti diretti esteri cinesi (6,7 miliardi di dollari investiti in
Europa nel 2010), e l'aumento di turisti cinesi nel Vecchio Continente.
Fino alla metà degli anni Novanta solo
circa mezzo milione di cinesi visitavano Paesi stranieri. Nel 2011 sono
stati invece oltre 57 milioni secondo la China Tourism Academy, di cui
il 6 percento diretto in Europa, dove i turisti cinesi spendono per gli
acquisti (sono quindi esclusi vitto e alloggio) mediamente oltre un
terzo in più rispetto al viaggiatore medio statunitense e giapponese.
La Cina è consapevole della propria
forza e del proprio destino, ma è un dato di fatto riconoscere che
Pechino è diventata la seconda economia del mondo abbracciando la
globalizzazione economica (divenendone uno dei motori principali) pur
ricercando una propria via, un proprio modello economico.
Nessun commento:
Posta un commento