martedì 1 novembre 2016

Il Nobel Angus Deaton: "Non date la colpa alla globalizzazione" (IlSole24Ore)












VIVIAMO in tempi di grandi sconvolgimenti politici causati dall'insoddisfazione di molte persone per l'andamento dell'economia. E' tutta colpa della globalizzazione? Angus Deaton, premio Nobel per l'economia nel 2015, in questa intervista sostiene che è sbagliato e, soprattutto, pericoloso considerare la globalizzazione come il capro espiatorio dell'attuale percorso accidentato dell'economia mondiale.

Se, infatti, oltre che agli ultimi anni travagliati, si guarda anche a una prospettiva di lungo periodo, non si possono non evidenziare gli straordinari risultati che la crescita economica ha prodotto in tutto il mondo: riduzione della povertà globale per un miliardo di persone, crescita del reddito, maggiori aspettative di vita, migliori condizioni di salute e più elevati livelli di istruzione.


Reference:
Il Sole 24 Ore 

lunedì 15 agosto 2016

Dal “Merkozy” al rapporto Merkel-Hollande: cosa resta di un "polveroso" asse Parigi-Berlino













DA SEMPRE considerato il motore dell'Europa, negli ultimi quattro anni l'asse Parigi-Berlino ha perduto l'aspetto strategico che lo caratterizzava. Se prima il buon esito del partenariato diventava funzionale al perseguimento degli interessi nazionali, la distanza in termini politici ed economici emersa durante il rapporto Merkel-Hollande espone il partenariato a sole logiche nazionali. L'equilibrio politico-economico che aveva retto fino alla presidenza Sarkozy è venuto meno. 

Ora, una Germania troppo forte sotto il profilo politico ed una Francia troppo debole a livello economico considerano le relazioni bilaterali come fini a se stesse, minando in questo modo la stabilità europea. Il risultato è ben evidente: la messa in secondo piano del progetto europeo, la cristallizzazione dell'Europa a due velocità, la crisi dei rifugiati e la mancanza di una politica di vicinato.  

Il senso di un partenariato unico

Le relazioni franco-tedesche sono la forza motrice dell'Unione Europea. I due Paesi pesano insieme per oltre un terzo della popolazione UE, il 36% del suo budget e il 37% del suo Pil. Il grado di interdipendenza economica raggiunta li rende mutuamente indispensabili. Entrambi primi partner commerciali, nel 2014 l'interscambio bilaterale superava i 169 miliardi di euro (erano 156 nel 2011). Per intendersi, l'economia ungherese nel suo insieme produce un Pil inferiore (137 mld €). 

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Fonte: 

Rivista di Politica 2/2016: Il malessere della Francia tra politica, storia e memoria



lunedì 25 gennaio 2016

La política alemana tras la guerra fría














MUCHOS PIENSAN que el actual éxito económico alemán deriva de las reformas estructurales aplicadas a lo largo de la década de los noventa. Sin embargo, esto explica solo una parte. Están también los efectos positivos de la política exterior alemana seguida desde la reunificación.


Para explicar el resurgir económico que ha protagonizado Alemania durante la última década, los especialistas apuntan a la Agenda 2010, el paquete de reformas lanzado en 2003 por el antiguo canciller Gerhard Schröder y su gobierno de coalición con socialdemócratas y verdes. En el corazón de ese programa palpitaban las reformas Hartz IV, que supusieron la remodelación de los subsidios por desempleo y las prestaciones sociales e incrementó los incentivos al trabajo. Al mismo tiempo, los sindicatos aceptaron una bajada de salarios a cambio de limitar los despidos.

Los economistas Fabian Bornhorst y Ashoka Mody escribieron en un informe del Fondo Monetario Internacional: “En la década de 1990 la economía mundial entraba en una nueva fase expansiva, pero la alemana no parecía lo suficientemente preparada para sacar provecho del entorno favorable. Sin embargo, mediada la década de 2000, las reformas económicas y las respuestas de la patronal y los sindicatos a las nuevas circunstancias dieron pie al resurgimiento de Alemania. Desde entonces, la economía germana ha demostrado una considerable fuerza y madurez, que se ha hecho muy patente durante la crisis mundial de 2008 y 2009”.

Es indiscutible que la Agenda 2010, entre otras reformas nacionales, ha funcionado excepcionalmente bien, pero para explicar todas las razones del éxito alemán, es necesario tener en cuenta otra dimensión, la de la política exterior, que ha resultado igualmente decisiva en la remodelación de la economía y ha ayudado al país a recuperar su papel de actor económico competitivo y global.

Inmediatamente después de la reunificación, Alemania puso en marcha una estrategia geopolítica fundamentada en una sólida diplomacia económica que permitió a Berlín sellar alianzas estratégicas con actores geoeconómicos claves. Con ello, Alemania dio impulso a las exportaciones y garantizó su demanda de energía, maximizando así su “poder blando”. La política exterior alemana posterior a la reunificación ha tenido cinco factores de impulso que se han demostrado tan eficaces y esenciales para el crecimiento económico como las reformas internas.