domenica 16 febbraio 2014

Il problema numero uno dell'Italia? Il divario Nord-Sud


NELL'AGENDA del nuovo Governo la riduzione del divario Nord-Sud dovrebbe rientrare tra le priorità. Ecco cinque punti da tenere a mente quando di parla di divario.

1. IL DIVARIO E' UN ECCEZIONE


Fatto 100 il reddito pro-capite medio dei Paesi membri dell'UE (calcolato a parità di potere d'acquisto), le statistiche EUROSTAT mostrano che tra i grandi Paesi UE l'Italia presenta ben quattro regioni (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) con  un Pil pro-capite compreso tra il 50 e il 75% del reddito medio UE; il Regno Unito due (Inghilterra sud-occidentale e Galles); la Spagna una regione (l'Estremadura, confinante con il Portogallo). Francia e Germania ricomprendono invece regioni con un livello di ricchezza pro-capite superiore.

2.UN PROBLEMA NAZIONALE


Il Sud ricomprende un'area dove vive un terzo della popolazione, si produce un quarto del Pil nazionale e si concentrano oltre i due terzi dei cittadini poveri (usando il criterio della povertà relativa). Il Sud è il territorio arretrato più esteso e più popoloso dell'Eurozona. Il divario, per la sua entità e dimensioni, coinvolge il Paese intero e deve giocoforza essere trattato come un problema nazionale.    

3. IL DIVARIO NON DIMINUISCE 

Nota Mario Draghi che "mentre le altre regioni europee in ritardo di sviluppo tendono a convergere verso la media dell'area, il Mezzogiorno non recupera terreno». Nel cinquantennio 1955-2005 le regioni del Mezzogiorno d'Italia sono le uniche, tra i Paesi ad economia avanzata, che non hanno ridotto il divario economico rispetto alle regioni più avanzate del Paese. L'Italia infatti è l'unico Paese dove le situazioni di grave disparità economica (qui intesa come quella significativa quota di popolazione residente in regioni con un reddito inferiore al 65, 70 o 75% della media nazionale) non sono scomparse o quantomeno non sono state ridimensionate in maniera importante. Anzi, la crisi degli ultimi anni ha addirittura aumentato la frattura. 

4. LE SFIDE

Poniamo l'accento su tre nodi da risolvere per il Sud (consapevoli che ve ne sono altri): l'"impoverimento culturale" causato dai flussi migratori (sia in direzione Sud-Centro Nord che Sud-resto del mondo), in particolare di giovani con elevati livelli di scolarizzazione; il tasso di attività nel mercato del lavoro, tra i più bassi d'Europa, in particolare tra i giovani e le donne; la presenza pesante del lavoro irregolare, in misura più che doppia rispetto al Centro Nord; la qualità della  Pubblica Amministrazione, che rende servizi relativamente meno efficienti, utilizza in malo modo l'opportunità offerta dai fondi strutturali europei ed è molto più esposta all'influeza di attività e organizzazioni criminali.

5. UNA GRANDE OPPORTUNITA'

Il mancato mancato sviluppo del Mezzogiorno, proprio per la sua unicità tra i grandi Paesi ad economia avanzata, può essere inteso com un vantaggio in termini crescita potenziale, cioè la crescita economica raggiungibile stabilmente nel lungo periodo da un Paese. Annullare il divario significherebbe partecipare da vincenti al processo di globalizzazione.

domenica 2 febbraio 2014

Schiavi nel XXI secolo














UN ARTICOLO PUBBLICATO da Wired sensibilizza i lettori sul fenomeno della tratta internazionale degli esseri umani riportando dati UNICEF e ILO che parlano da soli. Tra gli schiavi del XXI secolo vi sono oltre 5,5 milioni di bambini - dai baby soldati ai baby operai alle ragazzine vittime del turismo sessuale e dei matrimoni forzati - per un giro d'affari di 32 miliardi di dollari l'anno.

La tratta degli esseri umani, assieme al traffico di droga e di armi, al lavaggio di denaro sporco e alla contraffazione di marchi, oggetti industriali e opere dell'ingegno rappresenta il lato oscuro della globalizzazione: sfide che gli Stati si trovano a combattere da secoli ma che la sempre maggiore integrazione e interconnessione globali hanno aggravato.

Se è vero che gli Stati traggono benefici dal processo globalizzante, è altrettanto vero che non sono i soli. Le organizzazioni criminali ne hanno tratto uguali (se non addirittura maggiori) vantaggi sfruttando la libertà di movimento di capitali, beni e persone, i vuoti normativi e la carenza di cooperazione e capacità di enforcement a livello internazionale.

Pensiamo al processo di urbanizzazione mondiale. Un paper pubblicato dall'UNICEF nel 2012 riconosce che "le aree urbane offrono grande potenziale per assicurare ai bambini i loro diritti" poiché "più un Paese è urbanizzato, più alte sono le possibilità di avere maggiori livelli di reddito e istituzioni più solide". Allo stesso tempo, il paper avverte che "l'urbanizzazione procede in maniera squilibrata, portando milioni di bambini alla marginalizzazione in centri urbani dove affrontano sfide quotidiane e deprivazioni dei loro diritti". Il rischio, laddove il processo di modernizzazione fallisce, è quello di consegnare le generazioni più giovani ai moderni mercanti di schiavi in quanto abitanti di baraccopoli fuori controllo, vittime di opportunità rubate e non consumate.

Per approfondimenti

http://www.wired.it/attualita/politica/2014/01/28/schiavi-business/

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/10/27/AR2005102701754.html

http://www.childinfo.org/files/SOWC_2012_MainReport_EN.pdf